Quando incontrai Violetta per la prima volta diversi anni fa’, fui subito colpita dalla sua figura elegante, da quell’incedere sicuro di sé eppure cosi delicato.
Mi aveva contattata perché stava vivendo un momento molto delicato e di grande cambiamento nella sua vita, un momento in cui tutte le sue certezze e le sue sicurezze sembravano essere venute meno.
Mi raccontò che in poco tempo era venuta a mancare sua madre, aveva perso il suo amatissimo cane, si era trovata ad affrontare antichissimi rancori familiari e aveva perso tutti i suoi soldi.
Era sempre stata una persona autonoma in tutto, coraggiosa e generosa, ed ora, in quella nuova situazione, si era trovata “costretta” a ricevere aiuto, affetto, comprensione, da tutto e da tutti. E mentre lo diceva si poteva avvertire tutto il suo disagio, quasi un senso di colpa.
Mentre Violetta parlava potevo percepire quella sua energia così forte e gentile allo stesso tempo, che poco spazio lasciava ai suoi sentimenti più profondi.
Quello che lei desiderava era potersi aprire a nuovi spazi e nuovi orizzonti, con più gioia e leggerezza.
Violetta era una restauratrice, il suo talento era quello di dare una nuova vita agli oggetti e lei aveva il dono di farlo e di essere ispirata da essi.
Scegliemmo insieme quale fosse il tipo di percorso più adatto per lei in quel momento.
Cominciammo a lavorare sul radicamento, sulla gioia di essere in questo corpo e poter sperimentare ciò che questa realtà ha da offrirci.
Con gli esercizi della Gyrokinesis uniti alla respirazione, i suoi piedi, sempre dolenti, cominciarono ad ammorbidirsi ed il suo corpo iniziò a sentirsi più radicato e leggero.
L’energia vitale cominciava a circolare più liberamente.
Con le sessioni di Life Coaching, lavorando sulla sua creatività, iniziammo ad esplorare quali fossero i suoi desideri più nascosti, cosa la rendesse veramente felice. Come poter esprimere quella gioia anche attraverso il suo lavoro.
Mi raccontò che da sempre quello che le piaceva fare era disegnare, fare un disegno per una persona in particolare. E chi lo riceveva le diceva che guardare quel disegno gli portava armonia e pace.
Violetta iniziò ad esplorare nuove possibilità di come usare il suo talento di restauratrice anche in altri campi, stava finalmente consentendo a se stessa di ricevere qualcosa di nuovo e insolito per lei.
Mi disse che stava riscoprendo il piacere di essere accarezzata dal sole, di nutrirsi della bellezza della natura, di sorridere.
Un giorno arrivò al nostro incontro e mi disse che lei non sapeva più se il suo lavoro di restauratrice fosse quello che veramente desiderava fare. Improvvisamente sembrava che non avesse più interesse per lei, si sentiva confusa.
Il viaggio che Violetta stava facendo dentro se stessa le stava facendo contattare la sua parte più vera e più intima, ancora avvolta dalla nebbia del passato. Quel passato così caro e rassicurante che la teneva lontano dal suo vero sé.
Decidemmo insieme di prendere una pausa dai nostri incontri.
In quel periodo Violetta passò lunghe giornate in cerca di un’ispirazione, di qualcosa che le dicesse cosa fare e dove andare. Scelse di lasciar andare la sua mente tiranna e si abbandonò completamente a quello che c’era in quel momento. A volte gradevole e altre no.
Sentì l’esigenza di ascoltare la sua musica preferita, era da tanto tempo che non lo faceva più.
E qualcosa in quelle note e in quelle parole toccò profondamente i suoi sentimenti e le sue emozioni, lacrime di gioia e di commozione cominciarono a scendere dai suoi occhi. Dopo tanto tempo si sentiva viva e felice di esserci.
Continuò ad ascoltare quella musica ed ogni volta si emozionava sempre più.
E poi un giorno prese carta e matita e cominciò a disegnare, per il solo piacere di farlo.
Questo era quello che la rendeva veramente felice!
Era accaduto che si stava permettendo di essere semplicemente se stessa.
Ci rivedemmo dopo qualche settimana, Violetta era raggiante, luminosa.
Mi disse che avrebbe ricominciato a disegnare e, la cosa che più la eccitava, era che non era più importante dove tutto questo l’avrebbe portata.
Il suo violino aveva cominciato a suonare da solo, per lei.
E l’orchestra più bella che c’era, quella della vita, poteva finalmente suonare con Violetta.